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  •     Museo del fumetto a Muggiò
    Postato il Monday, 05 March @ 21:58:48 CET di massimiliano
    Contributo di massimiliano
    Classici La Fondazione Fossati ha catalogato oltre 500 mila riviste da tutto il mondo

    Museo del fumetto a Muggiò
    La Fondazione Fossati ha catalogato oltre 500 mila riviste da tutto il mondo
    di Simona Elli - © Corriere della Sera

    MUGGIO’ - Non poteva mancare Aquila della Notte, «figlio» di Gian Luigi Bonelli, lo storico disegnatore scomparso ad Alessandria lo scorso venerdì a 92 anni. Accanto a lui, ci sono anche Alan Ford, Cattivik, Superman. Fino a Lupo Alberto, Pimpa e Dylan Dog. Passando per insospettabili fumetti arabi, francesi, africani, birmani, iraniani, giapponesi, cinesi, russi, indiani, croati. Dieci, cento, 500 mila tra riviste, libri e volumi raccolti in ogni parte del mondo e nell’arco di cinquant’anni da Franco Fossati, giornalista monzese e redattore di Topolino. Dopo la sua morte, nel 1996, la sua straordinaria collezione, accatastata in cantina e in garage, è stata catalogata dagli amici e dal fratello Furio, che hanno dato vita a «La Fondazione», nome ispirato alla trilogia di Isaac Asimov, altra passione di Fossati, e che indica «il luogo dove è raccolto il materiale». Del gruppo è presidente Gianfranco Goria, a sua volta dell’Anonima Fumetti, la più grande associazione di fumettisti professionisti. E poi ne fanno parte Luigi Bona, consulente editoriale e collezionista di più di 130 mila opere uniche, Alfredo Castelli, sceneggiatore di Martin Mystere, Sergio Giuffrida, critico cinematografico, Liviano Riva, per 10 anni organizzatore de «La ghignata», rassegna di satira a fumetti. «La Fondazione», nella sede di Cascina Prati, in via Montegrappa 35, a Muggiò, comprende fumetti da tutto il mondo. Ma non solo. Nei suoi scaffali si possono trovare anche saggi sulla storia del fumetto, sulla tecnica del disegno animato, sulla fantascienza, sul cinema, e, insomma, su tutto ciò che è segno, linguaggio, costume e gadget. «Il cavallo di battaglia di Franco - racconta l’amico Luigi Bona - era Walt Disney. Come giornalista lavorò per diversi anni in alcuni quotidiani. Poi fu assunto a Topolino dalla Mondadori e lì la sua passione trovò terreno fertile. Collaborò nel ’60 alla prima enciclopedia del fumetto. Poi scrisse alcuni testi sulla storia del fumetto e del cinema, sia in Italia che all’estero. Scrisse addirittura un libro con Carl Barks, l’inventore di Paperone, Amelia, Archimede, e di tanti altri personaggi Disney». «Per non parlare del lavoro con le scuole - prosegue Bona -. Laureato in pedagogia, realizzò testi didattici, organizzò seminari internazionali. Fu durante questi viaggi che riuscì a raccogliere il materiale che oggi noi mettiamo a disposizione di ricercatori, studiosi, universitari». Franco Fossati visse da bambino in Argentina e rimase così legato a quella terra che proprio lì organizzò una mostra nel 1996, prima della sua morte. In quell’occasione realizzò il primo catalogo della storia del fumetto latinoamericano. «In quel continente - spiega Luigi Bona - Cuba resta al primo posto per la produzione di fumetti. I disegnatori durante l’embargo erano costretti a disegnare strisce sui ritagli dei giornali perché mancava la carta. Altra produzione di prestigio è quella croata, oggi distrutta dall’arrivo delle multinazionali. Zagabria era il centro del più grande festival del disegno animato mondiale. Da anni la manifestazione è dimenticata a causa della "colonizzazione" straniera». Ma da cosa nasce l’interesse per il fumetto? «È una forma espressiva difficilissima che al linguaggio unisce il segno ed è importante perché incide sulla storia, sul costume - risponde Bona -. Tra i fumetti ci sono veri e propri capolavori d’arte venduti da Sotheby’s. L’interesse non è dettato dall’oggetto in sé, ma da quello che racconta e che ha rappresentato in un certo periodo. Si pensi al fumetto per la propaganda fascista nel Ventennio, oppure a come era utilizzato durante la seconda guerra mondiale, dove gli eroi americani combattevano contro i cattivi nazisti. Per non parlare della Cina, dove il fumetto è servito per diffondere in ogni angolo di quello sterminato paese servizi, informazioni, tecniche agricole o norme igieniche».




     
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