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La Fondazione Fossati ha catalogato
oltre 500 mila riviste da tutto il mondo
Museo del fumetto a
Muggiò La Fondazione Fossati ha catalogato oltre 500 mila
riviste da tutto il mondo di Simona Elli - © Corriere della
Sera
MUGGIO’ - Non poteva mancare Aquila della Notte,
«figlio» di Gian Luigi Bonelli, lo storico disegnatore
scomparso ad Alessandria lo scorso venerdì a 92 anni. Accanto
a lui, ci sono anche Alan Ford, Cattivik, Superman. Fino a
Lupo Alberto, Pimpa e Dylan Dog. Passando per insospettabili
fumetti arabi, francesi, africani, birmani, iraniani,
giapponesi, cinesi, russi, indiani, croati. Dieci, cento, 500
mila tra riviste, libri e volumi raccolti in ogni parte del
mondo e nell’arco di cinquant’anni da Franco Fossati,
giornalista monzese e redattore di Topolino. Dopo la sua
morte, nel 1996, la sua straordinaria collezione, accatastata
in cantina e in garage, è stata catalogata dagli amici e dal
fratello Furio, che hanno dato vita a «La Fondazione», nome
ispirato alla trilogia di Isaac Asimov, altra passione di
Fossati, e che indica «il luogo dove è raccolto il materiale».
Del gruppo è presidente Gianfranco Goria, a sua volta
dell’Anonima Fumetti, la più grande associazione di fumettisti
professionisti. E poi ne fanno parte Luigi Bona, consulente
editoriale e collezionista di più di 130 mila opere uniche,
Alfredo Castelli, sceneggiatore di Martin Mystere, Sergio
Giuffrida, critico cinematografico, Liviano Riva, per 10 anni
organizzatore de «La ghignata», rassegna di satira a fumetti.
«La Fondazione», nella sede di Cascina Prati, in via
Montegrappa 35, a Muggiò, comprende fumetti da tutto il mondo.
Ma non solo. Nei suoi scaffali si possono trovare anche saggi
sulla storia del fumetto, sulla tecnica del disegno animato,
sulla fantascienza, sul cinema, e, insomma, su tutto ciò che è
segno, linguaggio, costume e gadget. «Il cavallo di battaglia
di Franco - racconta l’amico Luigi Bona - era Walt Disney.
Come giornalista lavorò per diversi anni in alcuni quotidiani.
Poi fu assunto a Topolino dalla Mondadori e lì la sua passione
trovò terreno fertile. Collaborò nel ’60 alla prima
enciclopedia del fumetto. Poi scrisse alcuni testi sulla
storia del fumetto e del cinema, sia in Italia che all’estero.
Scrisse addirittura un libro con Carl Barks, l’inventore di
Paperone, Amelia, Archimede, e di tanti altri personaggi
Disney». «Per non parlare del lavoro con le scuole - prosegue
Bona -. Laureato in pedagogia, realizzò testi didattici,
organizzò seminari internazionali. Fu durante questi viaggi
che riuscì a raccogliere il materiale che oggi noi mettiamo a
disposizione di ricercatori, studiosi, universitari». Franco
Fossati visse da bambino in Argentina e rimase così legato a
quella terra che proprio lì organizzò una mostra nel 1996,
prima della sua morte. In quell’occasione realizzò il primo
catalogo della storia del fumetto latinoamericano. «In quel
continente - spiega Luigi Bona - Cuba resta al primo posto per
la produzione di fumetti. I disegnatori durante l’embargo
erano costretti a disegnare strisce sui ritagli dei giornali
perché mancava la carta. Altra produzione di prestigio è
quella croata, oggi distrutta dall’arrivo delle
multinazionali. Zagabria era il centro del più grande festival
del disegno animato mondiale. Da anni la manifestazione è
dimenticata a causa della "colonizzazione" straniera». Ma da
cosa nasce l’interesse per il fumetto? «È una forma espressiva
difficilissima che al linguaggio unisce il segno ed è
importante perché incide sulla storia, sul costume - risponde
Bona -. Tra i fumetti ci sono veri e propri capolavori d’arte
venduti da Sotheby’s. L’interesse non è dettato dall’oggetto
in sé, ma da quello che racconta e che ha rappresentato in un
certo periodo. Si pensi al fumetto per la propaganda fascista
nel Ventennio, oppure a come era utilizzato durante la seconda
guerra mondiale, dove gli eroi americani combattevano contro i
cattivi nazisti. Per non parlare della Cina, dove il fumetto è
servito per diffondere in ogni angolo di quello sterminato
paese servizi, informazioni, tecniche agricole o norme
igieniche».
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